Info
Utili:
Durata totale uscita:
3,30 ore
Segnaletica: Sentieri Soft 04,
Soft 05, CAI 00, CAI 09.
Fontane:
Loc. Tamburino
Dislivello totale in salita: N.R.
Periodo consigliato: Tutto
L'anno |
Casolare Pruneta.
In prossimità del Tamburino.
|
|
Come sempre la partenza del nostro gruppo
è fissata da Borgo S.L., ci dirigiamo verso Dicomano, attraversando
Rabatta, Sagginale e Ponte a Vicchio percorrendo la “strada
vecchia”. Arrivati a Dicomano in prossimità del bivio vicino al ponte
sulla sieve si svolta a Dx, e in salita arriviamo al termine della
salita con fondo asfaltato, da qui, si prende a dx su strada bianca Softg04g,
si transita da Celle e si arriva a Fostia
dove la strada bianca finisce in prossimità di un ampio cancello, si
prende la carrareccia a sx del cancello e da qui si sale fino al
casolare di Pruneta su fondo
compatto ma abbastanza impegnativo specialmente se bagnato. In prossimità
del casolare si prende la stradella che gli gira a dx, attraversiamo
l’ampio pratone fino a ritrovare il sentiero che si immette nel bosco,
nell’angolo opposto più lontano al punto di ingresso, percorsi appena
circa 50 metri ci si immette in una carrareccia che seguiamo verso Sx in
salita.
Scheda
|
Km
parziali
|
Km
Totali
|
Slm
|
dsl %
|
Media
|
Tempi
Parziali
|
Tempo Totale
|
Borgo
S.Lorenzo
|
0
|
|
193
|
|
0.00
|
0.00.00
|
0
|
Dicomano
|
16
|
16
|
170
|
-0.14
|
25.00
|
0.38.24
|
0.38.24
|
Celle
|
1
|
17
|
213
|
4.30
|
12.00
|
0.05.00
|
0.43.24
|
Fostia
|
2
|
19
|
407
|
9.70
|
10.00
|
0.12.00
|
0.55.24
|
Pruneta
|
1.5
|
20.5
|
490
|
5.53
|
8.00
|
0.11.15
|
1.06.39
|
Bivio
strada Colognole
|
1.25
|
21.75
|
635
|
11.60
|
6.00
|
0.12.30
|
1.19.09
|
Tamburino
|
3.25
|
25
|
804
|
5.20
|
12.00
|
0.16.15
|
1.35.24
|
Monumento
ai Partigiani
|
1
|
26
|
900
|
9.60
|
10.00
|
0.06.00
|
1.41.24
|
Prati
nuovi
|
1
|
27
|
849
|
-5.10
|
18.00
|
0.03.20
|
1.44.44
|
Colle
Fertile
|
3.5
|
30.5
|
725
|
-3.54
|
18.00
|
0.11.40
|
1.56.24
|
Bivio
per Arliano
|
4
|
34.5
|
450
|
-6.88
|
23.00
|
0.10.26
|
2.06.50
|
Arliano
|
1
|
35.5
|
443
|
-0.70
|
23.00
|
0.02.37
|
2.09.27
|
Interrati
|
2.25
|
37.75
|
260
|
-8.13
|
22.00
|
0.06.08
|
2.15.35
|
Bivio
Provinciale
|
0.75
|
38.5
|
200
|
-8.00
|
22.00
|
0.02.03
|
2.17.38
|
Rabatta
|
3
|
41.5
|
193
|
-0.23
|
26.00
|
0.06.55
|
2.24.33
|
Borgo
S.Lorenzo
|
2
|
43.5
|
193
|
0.00
|
25.00
|
0.04.48
|
2.29.21
|
Il
percorso è ampio ma molto “irto”, con fondo asciutto si riesce a
stare in sella “magari con la lingua fuori”, ma con il bagnato,
essendo il fondo erboso e ripido, bisogna rassegnarsi a spingere la Mtb.
In cima alla salita troviamo una sbarra, dove è gradita una sosta per
riprendere fiato e ricompattare il gruppo. Da qui dopo una breve discesa
ci si immette sulla strada che porta da Colognole a loc. Tamburino.
Svoltiamo a dx e seguiamo la strada bianca che porta al Tamburino,
proseguiamo in salita, Softg05g,
fino al "Monumento che celebra il contributo dei contadini del
"Giovi" alla Liberazione” CAIg00g.
Da qui scendiamo al casolare “Prati nuovi”
che lasciamo sulla nostra sx. Proseguiamo per il “Cerro”, CAIg09g
fino ad arrivare, transitando su ampia strada carrareccia fino
all’agriturismo di Colle Fertile.
Proseguiamo in picchiata fino ad arrivare al bivio che prendiamo a sx
per Arliano.
In
vista dell’abiatato svoltiamo a dx e dopo circa 200 dopo una curva, ed
in prossimità di una villetta, prendiamo la sterrata a dx che ci porta
in breve, a percorrere in discesa gli “Interrati”
fino ad incrociare la strada provinciale. Svoltiamo a sx, attraversiamo
prima Sagginale e poi Rabatta ed infine arriviamo a Borgo
S. L. per una meritata doccia rilassante.
Il
percorso è molto bello, per metà della sua lunghezza è su sterrato,
si attraversano boschi e ampi prati panoramici, i fondo e quasi sempre
pedalabile. Il percorso si può affrontare in qualsiasi stagione perché
il fondo è in prevalenza compatto, e poi un po’ di fango in MTB è
come “il cacio sui maccheroni”.
Ambiente
e la storia
del luogo:
Il massiccio di Monte
Giovi è costituito da un insieme di territori di media montagna che si
pone sulla prosecuzione della dorsale di M. Morello e di M. Senario,
delimitato a nord dal Valdarno fiorentino, e circondato a nord e a est
dal fiume Sieve.
Il complesso raggiunge l’altitudine più elevata con la cima di M.
Giovi (982m.), ma lungo il crinale principale si situano anche Poggio
Ripaghera (914m.) e Monte Calvana (913m.).
Il clima è relativamente fresco in estate e non eccessivamente rigido
d’inverno.
Dopo l’8 settembre
1943 Monte Giovi, per la sua posizione strategica e per la sua vicinanza
al capoluogo, divenne uno dei centri del movimento partigiano toscano,
che da qui si allargò nelle zone montane attigue come Monte Morello, la
Calvana, il Pratomagno, l’Appennino dal Falterona alla Futa; ivi si
costituirono ed agirono la formazione "Gruppo Acone", le
divisioni "Potente" (brigata "Caiani") e
"Garibaldi" (brigata "Stella Rossa" poi
"Faliero Pucci"), la divisione "Jugoslavia", e le
brigate "Lanciotto", "Checcucci" e "Lavacchini",
che poterono contare sull’appoggio delle popolazioni locali (in
particolare su quello della totalità della popolazione di Acone,
stretto intorno alla figura di don Brogi, parroco di S. Maria).
Organizzazione atipica rispetto alle altre fu il cosiddetto "Gruppo
di Pontassieve", che prima di far parte di una formazione vera e
propria, si mosse rivendicando con forza la propria autonomia operativa.
Riguardo alla consistenza delle forze di resistenza, ricordiamo che le
cifre ufficiali, per il solo comune di Pontassieve, parlano di 57
partigiani riconosciuti e di 6 non riconosciuti. Stando sempre ai dati
del Ministero, i caduti furono 19 (uno su tre), segno evidente
dell’alta pericolosità delle operazioni intraprese.
L’armamento iniziale fu fornito dalle armi sequestrate dalla tradotta
militare fermatasi alla stazione di Pontassieve dopo l’armistizio e
nascoste nel cimitero di Pontassieve e dal CLN messe a disposizione
della brigata garibaldina.
Ai primi nuclei partigiani si unirono alcuni prigionieri di guerra russi
fino ad allora reclusi in un campo di lavoro posto in località
Tamburino di proprietà del Conte Spalletti (gli altri, in prevalenza
inglesi e americani, ma anche ufficiali iugoslavi, e soldati brasiliani,
neozelandesi, sudafricani e russi si incamminarono verso sud per
riunirsi ai rispettivi eserciti).
Sul Monte Giovi si rifugiò anche la popolazione di Borgo S. Lorenzo,
dopo il disastroso bombardamento alleato del 30 dicembre 1943 che
distrusse il paese facendo 170 vittime.
Le formazioni partigiane, comprendenti reparti regolari dell’esercito
integrati da una forte presenza di civili alla macchia, grazie ad un
rigido inquadramento militare, compirono una serie di importanti azioni
di disturbo e di vera e propria guerriglia diretta contro l’esercito
occupante.
Oltre che poter contare sull’aiuto spontaneo della popolazione, le
formazioni partigiane si garantivano un adeguato rifornimento alimentare
prendendo a requisire parte della quota dell’ammasso (cioè la parte
del raccolto che doveva essere obbligatoriamente consegnata
all’autorità da parte dei produttori agricoli -compresi mezzadri,
piccoli coltivatori diretti e braccianti, retribuiti in parte in natura
- ad un prezzo inferiore a quello di mercato): soprattutto nella
primavera del 1944 (allorché il CLN di Pontassieve fu incaricato di
coordinare la raccolta dei rifornimenti destinati a tutte le formazioni
partigiane) nell’area di Monte Giovi e di Pontassieve furono compiute
oltre 50 operazioni di questo tipo -quasi sempre incruente-, durante le
quali gruppi di partigiani armati facevano irruzione nelle fattorie e
nelle case coloniche, ordinando di consegnare i beni (grano, olio, vino,
agnelli) destinati all’ammasso, in un clima di complicità con la
stessa popolazione rurale (cui veniva restituita parte dei beni
requisiti).
Le azioni partigiane a carattere più spiccatamente bellico avevano
talora conseguenze tragiche per la popolazione civile; l’8 giugno
1944, a seguito di un’operazione condotta da un gruppo proveniente da
Monte Giovi contro la caserma del presidio GNR di Pontassieve (nella
quale rimase ucciso un soldato tedesco), venne compiuta una feroce
rappresaglia contro gli abitanti della frazione di Pievecchia: furono
fucilati sul posto 14 tra uomini e giovani di età compresa fra i 17 e
47 anni, e le loro case saccheggiate e incendiate.
Dal Monte Giovi infine partirono i gruppi partigiani che contribuirono
alla battaglia di Firenze nell’agosto del 1944. Il giorno 21 dello
stesso mese Pontassieve venne occupata dagli alleati, mentre Rufina,
Dicomano e Borgo S. Lorenzo, ai piedi del Monte Giovi, furono liberate
quasi un mese dopo (10 e 11 settembre).
Bibliografia:Tratto
in parte da http://www.storiaecultura.it/cornucopia/ambiente/mgiovi.htm |